Al canto del gallo

con prefazione di Lucrezia Lorenzini

Tecnografica, Torregrotta, 1991 (p. 45 s.i.p.)

Padre.....

..........

in queste cartoline che le rapide occhiate

dalla cima di una collina coronano

di coriandoli di tempo

rivedo accantonati

crepuscoli di gloria

-non la nostra-

logorarsi come un poema di parole.

E l'inizio dell'insonnia del cuore

mi pare quasi soffocato tormento

di immagine scalfita

in caverne di stagioni.

Ora

che per tutto lo spessore di un fiato

onde d'aria s'accumulano

all'incrocio dei legni

brandelli di sguardi inanimati velatamente

si configurano in forme celesti

oltre l'affilarsi di un volto.

La geografia di tutta la storia

non sarà più un singolo punto

nel flusso di quel che è stato

una cadenza travolta

dal compiersi del perenne peregrinare

-Giudea, Samaria, Galilea-

i giochi di prestigio a margine

di una vertigine umana.

Sullo schermo dell'orizzonte

si conficca una percezione

s'accresce la nostalgia di un pensiero

prendono consistenza

le sottili linee del disegno.

Ogni cosa

s'arrotola nella corona del mondo

nel sotterraneo naufragio di un'ora;

non si scava più tra le menti,

ogni confine si sovrappone nei cuori

e si cercano i figli

                            e le madri

come stando su un treno senza stazione.

Tutto è legato ad uno spiraglio di luce

ad un guizzo che non si sa leggere più

ad un sinuoso tracciato di millimetri

sparito

in accampamenti maculati di stelle;

Giovanni e Maria ricurvi

sui cammini ondulati del destino

elementi di figurate congiunzioni

fra l'altalenante sentimento degli altri.

Si respira l'ultima frazione dell'amore

il grado aspro di quel volere

che riavvicina

le distanze fra cielo e terra.

 

...perdona loro...

..........

l'improvviso turbamento

la smagliata ombra di lumino

che deterge il nero della notte

la segreta dizioni di un pianto remoto

solitari nell'incerto spazio di un sogno;

Tommaso che non crede alle favole

al niente

al sorriso degli occhi

se non tornerà a scavare

nel brivido di una cicatrice

all'esplodere della gloria.

 

In principio era da tornire,

crescervi attorno la pista del cammino,

mosaicare il mistero dell'immagine,

abbracciare l'idea per ricondurvi

un ricordo ereditato;

poi se ne andò coi gesti, i verbi,

l'offerta silenziosa del riscatto.

 

Posto tra due pensieri divisi dal mondo

accerchiato dagli spartiti di alcuni versi

si ripercorrono uggiose ricorrenze

e disertano i rumori degli zoccoli

nelle vasche del futuro

il sole fugge sui cicli del secolo

nei crepuscolis'appiattiscono in cenerei i nomi.

E uno

compagno occasionale di viaggio

frustato dal passato

si apre le porte di un'altra gloria.

I passi camminano lontani da noi

si ritorna all'origine

attraverso il Giordano

negli ultimi sobborghi della morte

vorremmo altri calici.

 

...non sanno...

quello che dicono...

..........

 

strani meteorologi spenti sugli uncini

di bandiere. Questa notte non passerà

tra le mie parole

nei lamenti delle preghiere

sulla realtà sommersa

nelle venature di una piaga.

L'arco inamidato dei giorni

sale come barriera infinita

ascende sulle nubi di un trono

legato a lancette di orologi;

l'aritmia della voce

scandisce interrogativi.

 

Era la nona, l'ora della gloria.

 

Nella vastità del vento

perdonami se ho perdonato.