Altri itinerari possibili

con prefazione di Stefano Mangione

Pubblicazione a cura del Circolo Culturale Rhegium Julii (p. 54 s.i.p.)

Premio Rhegium Julii inedito 2004

da ALTRI ITINERARI POSSIBILI

Il segnalibro a pagina trenta bloccato

momentaneamente su quel posto

che le agenzie di viaggio vendevano

tutto completo per 1848 euro

undici giorni/dieci notti come da programma,

riaccendeva la fantasia

legata alla figura degli gnomi,

esseri buoni/cattivi a seconda dell'umore del padre.

La cartomante rideva ma non diceva

se l'inverno sarebbe stato inclemente

mentre la bufera spazzava le palpebre socchiuse

come le finestre che incarceravano lo sguardo

alla luna, nei palazzoni smogati di fine ottocento.

Al parco, la mattina - era quasi fine novembre -,

la gelata si rompeva al fischio del treno,

il seme dell'arancia si moltiplicava all'infinito

in un numero diverso dagli innumerevoli zero.

 

(04 dicembre 2003)

 

 

 

 

da OGNI COSA A SUO TEMPO

Li trucidarono alla marina ma chi capiva,

alla mia età, dalla narrazione,

se fossero tedeschi, alleati o altri,

sfollati, pezzenti o mariuoli.

Ma fissare nell'anima delle pupille

le storie di quei mesi di transizione

non erano semplici negativi di foto,

erano, come ti dissi sere fa al telefono,

"ombre che veleggiavano sull'acqua.

navigavano sul vento della storia immutabile."

 

(16 febbraio 2004)

 

 

 

 

da SESTIERE

"Non ti pare strana la giornata che sorge

con questo sole, incalza gli oggetti e gli occhi

dove ieri albergava la nebbia e a malapena

si individuava l'isola di San Michele?"

Ma lo stesso l'aria sferza il viso, noncurante,

e nella lieve/indecisa ombra del leone,

aleggia il colombo, riecheggiano le note della sera prima,

le simili immote fisionomie scolpite nella bauta.

Il maestro scrutava oltre la pagina della sonata

lo scivolio della seta, il vestito della dama del settecento,

tutt'intorno alla regola della settimana grassa

e non pensava al preludio, a tarda notte, della quaresima.

Non era tempo dello sposalizio, ma solo voglia

di lasciarsi guardare. Dalla foto era come se

si udissero distintamente le note di Honky tonky train blues,

come se si assaporasse il gusto della neve

leggera, tenera, scomposta,

sgambettare la tenue luce all'incrocio delle calli.

Nell'intermezzo del thè, poco dopo le cinque,

rileggevo i versi di Joyce:

"The old piano plays an air,

Sedate and slow and gay...", e poi il canto

un poco offuscato dalla casa a mare,

alle medesime latitudini ma a diverse temperature.

Le due donne sulla gondola sapevano d'altre infanzie

scorrevano lo sguardo verso il ponte dei Sospiri

e Ti pensavo come un debito non pagato, lontano,

fra le fondamenta di un tragitto comune,

oltre il tempo, al di qua dello spazio.